Ma guarda un po’ l’Italia non cresce. Ci voleva la Confindustria e l’Istat a dircelo, non ce ne eravamo accorti. Il trimestre scorso la crescita era stata del 1,6 % e tutti lì a soffiare sulla vela, a gonfiare le speranze di questa sciocca Italietta che ancora crede alle favole del cavaliere.
Vi ricordate nel 2008 lo spot governativo con quel signore che, andando in giro per la strada con le buste della spesa, veniva continuamente fermato da sconosciuti che gli sorridevano e gli dicevano “Grazie!” ? Era un vero tormentone in tv, per far capire al popolino che bisognava avere fiducia, che si doveva fare una bella pernacchia ai profeti di sventure e invece spendere, spendere, spendere, perché acquistando le merci, anche le più piccole e costose, si sarebbe rimessa in moto l’economia.
Poi le cose cominciarono ad andare peggio ma Berlusconi e Tremonti continuavano a rassicurare i cittadini, ci dicevano che l’Italia era al riparo dalle intemperie, il ministro tranquillizzava tutti dicendo di aver messo al sicuro i conti, non si sarebbe abbattuto su di noi nessuno tsunami.
Nel frattempo raschiarono il fondo della botte, usarono i fondi per le aree depresse del sud per la cassa integrazione e quelle aree diventarono ancora più depresse. E i cassintegrati pure, perché con quei quattro soldi in tasca ma senza prospettive per il futuro sapevano di non poter andare lontano.
E mentre il bel paese affondava nella melma, mentre le famiglie scendevano in piazza sempre più spesso accanto ai capifamiglia, mentre giovani e meno giovani reclamavano il loro diritto a un futuro, a un lavoro, a una casa, a una vita dignitosa, alla corte del re si ballava il bungabunga sotto una pioggia di banconote da cinquecento euro. Berlusconi sarà stato pure munifico con le sue diecimila badanti, ma lo è stato ancor di più lo Stato, le Regioni, i Comuni italiani che hanno accolto queste signorine di bella presenza e di nessuna esperienza, bungabunga a parte, assegnando loro comodissime poltrone di ministre, deputate, assessore e via dicendo, con relativo stipendio da decine di migliaia di euro mensili. Insomma, quei famosi pacchi della spesa dello spot di cui sopra, in realtà li ricevevano e belli ricchi soltanto le olgettine, che il premier ringraziava eccome, chiedere al ragionier Spinelli.
Intanto che in Europa divampava l’incendio della crisi, in Italia andava così in onda la fiction del mulino bianco con il cavaliere imbalsamato e la sua corte sorridente e questuante. E invece di pensare alla crescita del paese, al governo si continuava a spidocchiare il presidente dai suoi processi, sempre quelli, sempre gli stessi, in attesa dei nuovi (abuso di potere sul caso Annozero).
Poi sono arrivati i referendum e le ultime elezioni amministrative, due calci nelle gengive a PDL e Lega. Che però hanno subito risposto con una manovra finanziaria degna dei regimi medievali, manca soltanto lo ius primae noctis delle operaie (bone però, perché altrimenti il cavaliere le rimanda indietro).
L’Italia non è ferma, è già affondata e noi siamo già tutti depilati. Siamo al mattatoio in fila, dopo la Grecia. A meno che non scoppi una sana, liberatoria rivoluzione, come sarebbe pure giusto a questo punto se l’opposizione continua a nicchiare. Con le buone o con le cattive insomma, non è che ci sia poi il tempo e la possibilità di scegliere.
Perché in Italia i soldi ci sono, è che li hanno fatti sparire. Nelle loro tasche, nei loro conti esteri. Lo sappiamo e sappiamo chi sono, uno per uno, non serve Tom Ponzi. Conosciamo corrotti e corruttori, ben più pasciuti oggi rispetto all’ultima tangentopoli. Cominciamo a sgrullarli per bene e vedrete quanti tesoretti escono fuori, per le paghe e gli stipendi, per la scuola e la sanità, per nostri giovani mortificati nelle loro ambizioni.
Sbattiamo fuori da palazzo questo governo. Non farlo non ci salverà dal default. Prendiamo questa razza padrona e mettiamola nei campi a zappare la terra, che in galera magari si riposano troppo e invece devono sudare sul serio, devono provare quello che ci stanno facendo provare.
Non sto parlando di armi, non sto parlando di sangue e di morte, l'Italia ha già dato per sua sfortuna. Sto parlando di una sollevazione pacifica, ma di massa, e dovrebbe poter bastare. A meno che non vogliano capire che è ora di andarsene neanche davanti a una folla di un milione di persone sotto palazzochigi. Il popolo il senso di responsabilità ce l’ha eccome, e non da oggi. Il governo dimostri se non altro il senso del pudore e si dimetta subito.
Altrimenti sono guai. Un milione di piccoli fuochi può diventare un incendio ingovernabile, anche per l’opposizione.
Stefano Olivieri
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