
Mentre i tecnici al governo lavorano l’Italia dei poveri ha il batticuore. Anche se non saranno lacrime e sangue bensì sacrifici, come ha affermato Monti, l’idea che questi sacrifici siano addossati in primis a chi ne ha già fatto troppi continua ad affiorare anche fra chi ha salutato con gioia la caduta del governo di Berlusconi e dei berluscones.
Questo perché nel nostro paese quasi sempre urgenza fa rima con indigenza, mai con ricchezza. E dal momento che questa crisi non aspetta, a tremare sono i soliti noti: dipendenti e pensionati. Ho già scritto dell’ICI e di come secondo me sia stato incauto da parte di Monti citarla e con disprezzo ( l’ha definita anomalia) senza nello stesso tempo far capire altrettanto chiaramente come quei soldi, risucchiati dalle famiglie con il ripristino dell’Ici, potrebbero nello stesso istante ritornarvi sotto forma di salari più sostanziosi per effetto di minori tasse, servizi pubblici, migliori prospettive per i giovani.
E poi i pensionati, o meglio, i pensionandi. Perchè qui si continua a parlare – giustamente per carità – di aggiustare l’orizzonte per i nostri ragazzi, ma poco si dice di chi ha già trenta o quarant’anni di lavoro sulle spalle e sente discorsi da brivido, come l’ipotesi di passare brutalmente dal calcolo retributivo a quello contributivo. Seppure dovesse essere, sarebbe giusto ritoccare in difetto anche le pensioni già in essere e con quei ricavi addolcire un po’ la pillola amara dei futuri pensionati, così da non creare per l’ennesima volta schiere di figli e figliastri, come accadde a suo tempo con le pensioni baby. E si potrebbe anche, prima di dire addio alle pensioni di anzianità, lasciare per quelle la porta aperta almeno alle categorie dei lavori usuranti, perché 40 anni da carpentiere non sono 40 anni da dirigente, lo sa anche un bambino. E non solo per l’usura prodotta dal lavoro in se, ma anche per quella che producono gli stipendi da fame che circolano oggi: l’operaio non può ritemprarsi con una vacanza a Sharm o con un tuffo in piscina, il dirigente sì.
Insomma serve giudizio, grande conoscenza dei problemi e soprattutto equità reale. L’Italia che lavora ha il fiato corto da un bel pezzo e non gradirebbe di essere presa di nuovo in giro. Questo nuovo governo è fatto di riconosciuti professoroni, per carità, ma se io fossi Bersani rimarcherei il ruolo del maggiore partito dell’opposizione dal punto di vista dello stimolo vigoroso per riportare nelle tasche delle famiglie quel fiume di denaro che si è sempre più concentrato nelle tasche delle cricche, di stato e non di stato. E se non ripartono i consumi interni, sarà difficile far ripartire questo paese. Un paese di lavoratori dove alligna una minoranza grassa che finora è stata lasciata a oziare. È un po’ anomalo che proprio adesso che abbiamo il “governo dell’impegno”, invece di parlare schiettamente di patrimoniale si parli di ICI e si prenda ispirazione, per il futuro welfare, dalla flexsecurity di Pietro Ichino.
Lo dico senza problemi, sono uno di quelli che ha diffidato e diffida tuttora del giuslavorista che, a quanto ne so, ha studiato e analizzato molto il lavoro dipendente ma non è mai stato lavoratore dipendente. Almeno uno stage piccolo piccolo, in ufficio o in fabbrica dovrebbero farlo questi studiosi, che diamine, prima di emettere sentenze. Perché non è tanto la sua flexsecurity in salsa italiana a convincermi poco quanto il suo passato, neanche tanto lontano di fustigatore dei cosiddetti fannulloni del pubblico impiego. Di quella sua indecorosa campagna partita dalle colonne del Corriere della Sera se ne servì, a distanza di qualche mese, il mancato premio Nobel Renato Brunetta, con gli esiti che tutti conosciamo.
Occorre un po’ di garbo presidente Monti, perché in Italia abbiamo i nervi scoperti e ci allarmiamo per nulla. Abbiamo già cominciato a risparmiare accorciando l’orario dei termosifoni in casa e mettendoci un maglione in più, abbiamo eliminato la pizza al ristorante una volta al mese e i regali di Natale già da qualche anno, abbiamo tollerato che impunemente ci trattenessero i soldi sullo stipendio per un giorno di malattia pur già contribuendo alla cassa malattia, abbiamo detto addio alle vacanze al mare da un pezzo. Adesso non si rammarichi se pretendiamo che questo governo tecnico da lei presieduto prenda atto che in Italia è stato effettuato un sistematico latrocinio a danno delle classi più deboli da parte del passato esecutivo. Se il paese deve tornare in carreggiata va trovato prima di tutto il denaro (che esiste, e dove sta voi lo sapete bene) per ridare ossigeno a salari, stipendi e pensioni. Il resto si vedrà strada facendo ma intanto la slitta si avvia. E lei sa bene, caro presidente, che una slitta va alla velocità del cane più lento, non di quello più veloce. Una bella cura di vitamine alla parte più debole del paese, a cominciare dai disabili visto che continuate a dimenticarli, e alla fine correremo tutti. Come è giusto che sia.
Stefano Olivieri