Il 53 % degli Italiani, spicciolo più spicciolo meno, fra Camera e Senato ( e contando anche il voto estero) NON ha votato per Berlusconi alle ultime elezioni. Il dato è grezzo e ovviamente non tiene conto delle regole elettorali, e faccio sempre un certo sforzo a definire regole quelle della legge Calderoli. Resta il fatto che il PDL – che fra l’altro NON è un partito come il PD ma ancora oggi una semplice coalizione, visto che a parte le dichiarazioni varie nulla di concreto è stato fatto in direzione di un partito unico della destra ( e la Lega comunque ha già detto che ne resterà fuori), resta dunque il dato elettorale che ci dice che la coalizione vincente non è andata oltre il 47, 3 % al senato e il 46,8 % alla Camera dei deputati. Certo c’è stato poi qualche piccolo aggiustamento in favore di Berlusconi dovuto allo shopping elettorale, ma insomma i numeri sono quelli.
Il PD era alla data delle elezioni e resta dopo circa sei mesi di governo il primo partito italiano per consistenza di voti. Un primato pagato duramente, con la sinistra al completo fuori dal parlamento. Ma il popolo che quella sinistra ha votato – e non parlo soltanto di sinistra estrema, ad esempio fra gli esclusi c’è stato anche Boselli – è ancora nel nostro paese, lavora e paga le tasse come tutti, ed è indiscutibilmente anche lui contro Berlusconi. Demonizzare l’antiberlusconismo oggi, con un paese piantato profondamente in una crisi senza precedenti per l’effetto combinato di una congiuntura planetaria e di un governo italiano che ha scelleratamente dilapidato molte risorse per scopi elettorali, vuol dire non comprendere fino in fondo la crisi che c’è nelle famiglie italiane. Se ai lavoratori chiedi per che cosa voterebbero a favore, ti risponderanno che aspettano una manovra che ridistribuisca reddito alle fasce deboli, almeno il necessario per fare fronte all’aumento dei prezzi. Perché in Italia continuiamo ad avere pasta e pane carissimi, benzina alle stelle, ma stipendi e salari sempre più frenati. Se poi chiedi agli stessi lavoratori quanto di tutto questo sia stato realizzato da Berlusconi, la loro risposta non può essere interpretata come antiberlusconismo soltanto perché ti rispondono “nulla”. Il governo ha aiutato e continua ad aiutare banche, petrolieri, corporazioni e tiene sulla spina tutti gli altri, cerca di dividere i sindacati, offende e deprime le speranze di studenti e precari, ricaccia le donne lavoratrici fra le mura domestiche, criminalizza tout court i lavoratori extracomunitari per nascondere la sua cecità politica e la sua debolezza organizzativa e gestionale della cosa pubblica.
Forti del potere delle loro tv e giornali, continuano a sputare veleno sull’opposizione in parlamento e nel paese, dicendo ai cittadini che quelli di sinistra oltre che fannulloni sono anche disfattisti e poco patrioti, perché inseguono la logica del “tanto peggio tanto meglio”. Ora hanno lanciato il pacco di natale da 80 miliardi, bum ! Un tesorone così chi l’ha mai visto, e da dove sono usciti tutti questi soldi ? Naturalmente a questa domanda non si risponde mai, come da consumati venditori di pentole. Dentro il pacco c’è la ormai logora social card, rivenduta migliaia di volte ma ancora non attiva, e ci sono i soliti regali alle imprese e ai lavoratori autonomi, che potranno far slittare di qualche mese il pagamento dell’acconto fiscale. Poi, quando nella lista compaiono i soliti rompicoglioni dei lavoratori dipendenti, i soldi sono già finiti, non ce ne è ad esempio a sufficienza per detassare la tredicesima ( che sarebbe, diciamolo, anche una miseria come aiuto, ma sempre meglio che niente).
E adesso spunta anche la deflazione. Dopo mesi e mesi di crescita zero del pil, durante i quali tutti quelli che potevano fare il loro prezzo ( commercianti, imprese, servizi, etc) non hanno esitato un attimo a continuare a spellare gli stipendi delle famiglie con continui rincari e aumenti, ora all’improvviso si sono resi conto di aver raggiunto il fondo della botte e finalmente abbassano i prezzi. Ma il governo Berlusconi è stato molto più previdente dei suoi elettori, perché la deflazione l’ha già scaricata in anticipo taroccando i tassi di inflazione programmata così da abbassare i budget contrattuali e quindi, alla fine di questa partita di giro chi paga : naturalmente sempre gli stessi, la povera gente, vittime predestinate di una sorta di pnac ( plan for a new american century) in salsa d’Arcore, vedrete che cosa sarà dell’Italia alla fine di questa legislatura se lasciamo lì Berlusconi per cinque anni.
Un’opposizione troppo moderata a un governo così platealmente antidemocratico e liberticida è come il burro fuso sulla crocca di pane caldo. Alla fine si fondono insieme e fine delle trasmissioni, fine anche della democrazia. Io non ci sto, e sto dentro a un partito che è il primo partito italiano per consistenza di voti. Sono consapevole di non poter attendere cinque anni – sono già costretto a cercarmi un secondo lavoro per recuperare i tagli programmati al mio stipendio da Brunetta – e voglio, fortissimamente voglio FARE QUANTO MI CONSENTE LEGALITA’ E DEMOCRAZIA per ripristinare al più presto un governo del paese più giusto, più solidale con le fasce deboli, più efficace nelle strategie economiche e sociali. Nemmeno io, come gli studenti dell’Onda, voglio pagare i costi di una crisi gonfiata ad arte per arricchire ancora di più i ricchi e sterminare la povera gente. Non ci sto, non posso starci ad aspettare.
Il PD siamo noi, contiamoci a questo punto. Un partito che non è capace di cacciare un Villari cinque secondi dopo il suo voltafaccia ha dei problemi gravi, che in democrazia si risolvono soltanto in un modo : voto a maggioranza. Il PD sia meno ingessato, cambi rapidamente pelle ( un po’ di “abbronzatura” non guasterebbe…) e strategia e si metta sul serio alla testa dell’opposizione, vedrà che li avrà tutti, ma proprio tutti dietro e sarà la svolta, perché un esercito anche malmesso ma UNITO E FORTE DI 19 MILIONI E MEZZO DI ELETTORI – quelli che NON hanno votato Berlusconi – non ha bisogno di tv, o di ministri telecomandati, e nemmeno di veline per farsi sentire, per farsi capire dal paese e dall’Europa. Lanci dunque il partito due o tre linee guida univoche ed essenziali, noi ci armeremo di pennarelli e di megafoni nelle fabbriche e negli uffici, andremo in giro facendo gli uomini sandwich se necessario per martellare l’opinione pubblica, creeremo e ci inventeremo ogni sorta di iniziativa mediatica che sfugga al momento alle redini del padrone, e ben presto un'altra Onda comincerà a montare nel paese. Soltanto così possiamo crescere, soltanto così Veltroni e il PD potranno acquistare consensi fin dalle prossime elezioni europee, ce lo insegna oggi uno come Obama che è stato finanziato soprattutto dalla povera gente in difficoltà per arrivare alla Casa Bianca. Noi siamo andati al governo nel 1996, poi nel 2006, ora non intendo aspettare il 2016. Siamo in maggioranza, siamo noi che dobbiamo metterli sotto assedio, e allora cominciamo subito, chi esita a questo punto è colluso con il regime.