Quanti sono i cassintegrati italiani ? Quanti i disoccupati ? Quanti sono i precari giovani e meno giovani che nel corso degli ultimi due anni hanno perso il lavoro?
Quanti sono i capifamiglia che hanno il conto corrente in rosso ? Quanti sono quelli che non riescono a mettere un euro da parte alla fine del mese? Quanti sono quelli “incravattati” dal credito al consumo?
Mentre Silvio Berlusconi si riunisce e confabula con il suo avvocato Ghedini e con il suo ministro Alfano sul suo futuro di processato, l’Italia del disagio cresce. Gli ultimi dati forniti dall’Istat sulla disoccupazione italiana ci collocherebbero al di sotto della media europea del 10%, ma all’8,4% italiano vanno aggiunti i cassintegrati e soprattutto vanno aggiunti gli inattivi, in spaventosa crescita in questi ultimi due anni. E un maligno come me aggiunge che se gli “inattivi” crescono così tanto, non è tanto perchè sono sfiduciati, quanto perché è il lavoro nero che li assorbe, in un paese dove regole e sicurezza sul lavoro sono andate a farsi benedire. In Italia sta nascendo di fatto, fin dalla "riforma" scolastica della Gelmini, un nuovo schiavismo, sotto lo sguardo complice del governo.
Complessivamente l’area di disagio estremo nel lavoro tocca così e supera i 12 punti percentuali, come media, naturalmente. Perché al sud la situazione è di tipo postbellico, un giovane su due è a spasso e se finora non c’è stata una vera e propria insorgenza civile, ciò è dovuto soltanto alla tenuta dei nuclei familiari, molto compatti e solidali nel nostro paese.
La tv di stato dispensa consigli su come combattere lo stress da rientro dalle ferie, ma dimentica che in ferie quest’anno è andata meno della metà degli italiani. Sono piuttosto quelli che sono restati a casa per necessità, che adesso devono anche sopportare la svagatezza, i mugugni e i sospiri dei colleghi più fortunati appena rientrati dalle vacanze.
Ci si lamenta, ci si preoccupa che non si vendono più automobili, quasi il 20 per cento in meno rispetto all’anno scorso. Io sto accarezzando l’idea di venderla la mia auto, altro che acquistarne una nuova. Ne abbiamo due in famiglia perché ho un figlio disabile che altrimenti non si muoverebbe da casa, ma i soldi scarseggiano per mantenerle, abbiamo trascorso tutta l’estate girando con i climatizzatori rotti ( una vera sfiga : si sono guastati a luglio in ambedue le auto) perché non c’erano soldi per ripararli.
Ci sono due Italie. Quella che vende, dal caffè ai pezzi di ricambio per auto, galleggia sulla crisi ritoccando di giorno in giorno i prezzi. Poi c’è l’Italia che acquista soltanto, quella dei lavoratori dipendenti che hanno visto colare a picco salari e stipendi. Questa Italia non ha riparo, è la vittima predestinata della crisi, mentre i furbetti continuano a ridere e a fregarsi le mani.
Dopo la manovra ci sarà la finanziaria, ha ricordato saggiamente Napolitano, invitando il governo ad occuparsi dei guai di tutti i cittadini e non di quelli di uno solo. E questo autunno, con una manovra cha ha lasciato intatti i patrimoni dei soliti noti saccheggiando le tasche già vuote dei redditi medio-bassi di dipendenti e pensionati, sarà davvero terribile. Non sappiamo se avere più paura del disinteresse di un governo che da 4 mesi non nomina un ministro per l’industria, oppure dello zelo con cui si porta avanti un federalismo strabico che ha già fatto aumentare le imposte per i servizi locali ancora prima di sortire i tanto sbandierati effetti positivi.
Abbiamo un partito al governo – la Lega – che ha di fatto commissariato il ministero dell’economia per canalizzare ogni risorsa su un nuovo stato federale che si sa già sarà niente affatto solidale.
Abbiamo un premier che preferisce dedicarsi a Gheddafi piuttosto che ai problemi delle famiglia italiane, e se qualcuno lo critica si mostra perfino stizzito. Abbiamo una scuola che riparte senza ventisettemila insegnanti precari, senza edifici scolastici sicuri, senza risorse neanche per la carta igienica nei bagni. Abbiamo poliziotti che scendono in corteo a Venezia davanti al capo dello Stato, e protestano per i loro diritti. Il problema è che qua nessuno al governo si prende più responsabilità, nessuno si vergogna. Ma come si fa a guardare negli occhi un ragazzo di vent’anni e dirgli che è finita, che non c’è niente da fare, che torneremo forse ai livelli prima della crisi fra vent’anni? Fra meno di una settimana è l’otto settembre. Tanti anni fa in questo giorno l’Italia fu abbandonata a se stessa da un governo che definire fallimentare è poco, oggi il Badoglio di turno per sfuggire ai suoi guai ci precipita tutti nel pozzo.
Come va l'Italia ? Male, lo sappiamo tutti. E dove sta andando ? Non ho una risposta positiva. Molti affermano di sapere piuttosto dove andrà Berlusconi quando sarà costretto a dare le dimissioni. In Libia.
Stefano Olivieri
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